In montagna con il cane, la vera storia di Croda

Ormai sono passati quasi cinque anni da quando  la mia fedele compagna a quattro zampe mi ha lasciato. Quattordici anni per un pastore tedesco sono tanti! Un’infinità di giorni dedicati al tempo libero passati insieme a spasso per le montagne vicine a casa sia d’estate che d’inverno e per le palestre di roccia del nord est.

montagna con il caneL’ho chiamata Croda, perché l’ho trovata in Val di Croda di ritorno da una seduta di arrampicata nella falesia di casa di Dardago. Ricordo che era un pomeriggio d’estate quando i suoi dolci occhi pieni di paura incontrarono i miei. Era una meticcia di pastore tedesco giovane con una curiosa coda arricciata all’insù, magra da far paura e con una ferita alla zampa anteriore sinistra. Quando la vidi in quelle condizioni tentai di avvicinarmi ma lei indietreggiò. Solo dopo qualche minuto con diffidenza accettò la mia mano per una carezza. Spaesata com’era non ci volle poi molto a capire che era stata abbandonata in quella valle da qualcuno che voleva disfarsene prima di andarsene in vacanza. Temporeggiai ancora un po’ prima di andarmene, lasciandola sola nel luogo del nostro incontro, preoccupato com’ero per il destino di quel povero cane. Anche lei sembrava capire il mio stato d’animo e mi guardava circospetta dal basso verso l’alto con le orecchie basse. Ad un certo punto presi la decisione di andarmene verso casa. Caricai lo zaino in macchina e incominciai a scendere lentamente per il lungo rettilineo della Val di Croda che, in una manciata di chilometri, conduce alle prime case di Dardago. Dopo nemmeno cento metri mi accorsi, guardando nello specchietto retrovisore, che quella cagna mi stava seguendo di corsa con tutte le sue forze. La sua lunga lingua, per il caldo e la sete, toccava quasi l’asfalto. Rallentai per non perderla di vista, quindi percorsi lentamente i sei chilometri che mi separavano da casa con lei sempre nella mia scia.

Capii che mi aveva scelto e che ormai sarebbe diventato il mio cane. Non potevo tradire la fiducia di un cane così! Il difficile sarebbe stato convincere i miei genitori a tenerlo nel giardino di casa. Quella sera infatti, a tavola, dovetti impegnarmi parecchio nell’opera di convincimento mentre Croda se ne stava ormai sdraiata sullo zerbino di casa, fuori dalla porta, emettendo dei piccoli lamenti. Fortunatamente tutto andò per il verso giusto e quella notte mi addormentai con la consapevolezza che per la prima volta in vita mia avrei avuto un cane tutto per me.

In montagna con il cane

Nei pressi di Casera Cavalèt

In meno di un mese, dopo le cure del caso e qualche pasto regolare, Croda si trasformò e divenne bellissima. Anche le sue paure e diffidenze, causate dall’abbandono, svanirono nel nulla. Non sembrava davvero più lo stesso cane che avevo incontrato quel fatidico pomeriggio in Val di Croda. Cominciai a portarmela a camminare in montagna e da subito si instaurò un rapporto speciale tra me e lei, di reciproca fiducia. Molte volte, durante le nostre uscite, si allontanava anche per più di mezz’ora salvo poi ritrovarmela all’improvviso, con la lingua che toccava a terra, di nuovo lungo il sentiero che stavo percorrendo. A quel punto non mi restava che donarle tutto il contenuto della mia borraccia…..Quanta sete ho patito in giro per le montagne a causa sua! A volte dormivamo fuori in qualche casera o in qualche bivacco della zona, anche per più giorni consecutivi. Quando, con altri amici, andavo ad arrampicare nelle palestre di roccia vicine a casa, lei stava sotto le pareti ad aspettarmi fino a quando il mio compagno mi calava a terra. In quel momento rimanevo quasi imbarazzato davanti ai mie amici per le feste che ricevevo. Nemmeno d’inverno la lasciavo in pace, spesso passava intere giornate a seguire le tracce dei miei sci in direzione di forcelle, facili cime e ampie distese di neve. Meravigliose le discese con gli sci fatte con il debole sole invernale del pomeriggio lungo i fianchi delle montagne sopra casa mia, tracciando curve nella neve dorata con lei sempre accanto a me in una festa di luce, neve ed emozioni.

Andare in montagna con il cane era una cosa strana e mi piaceva moltissimo.

Era una via di mezzo tra essere da soli ed essere con qualche compagno. Non mi sentivo mai solo ma nello stesso tempo ero libero di perdermi nei miei pensieri e di gestire la mia uscita a mio piacimento. A lei andava sempre bene tutto. Mi seguiva e basta.

Nei giorni liberi da impegni e dal lavoro non appena mi vedeva trafficare con zaini, sci, corde, scarponi ecc… si piazzava davanti al bagagliaio della macchina abbaiando come una pazza, felice all’idea di andarsene in giro. Quelle volte che non la caricavo con me, perché andavo a fare cose dove non poteva seguirmi, allora si limitava a guardarmi con le orecchie basse e gli occhi tristi mentre innestavo la retromarcia e piano piano mi allontanavo dal suo sguardo.

In montagna con il cane in tutte le stagioni insomma, a godere di attimi e giornate indimenticabili per almeno undici anni. Negli ultimi suoi tre anni di vita, quando ormai alcuni acciacchi si facevano sentire, mi accontentavo di portarla nel boschetto vicino a casa per qualche piccolo giretto. Sono stati anni decisamente più tristi rispetto ai precedenti ma belli lo stesso. Poi la vecchiaia, prima di portarsela via definitivamente, l’ha costretta a passare gli ultimi mesi di vita chiusa in garage incapace ormai quasi di alzarsi per espletare i bisogni primari.

Con la sua morte un bel mio pezzo di vita se ne andato insieme a lei. Restano i ricordi di un cane speciale e di tanti giorni passati in montagna e soprattutto di quel nostro primo incontro quando, in condizioni pietose, ha avuto il coraggio di non lasciarmi scappare via seguendomi fino a casa. E’ stata lei che ha scelto me. Non è pur vero il detto che sono le femmine che alla fine scelgono i maschi…?

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