Zampe all’aria di Sandro Neri

Ami l’arrampicata e sei alla ricerca di una lettura coinvolgente che ti sappia emozionare e che sia piacevole, scorrevole e mai scontata? Bene. Zampe all’aria è un libro di Sandro Neri che ho letto tutto d’ un fiato in un solo pomeriggio di pioggia!

Dire che è un bel libro mi sembra banale come mi sembra riduttivo identificarlo come un’autobiografia dove l’autore parla della sua immensa passione per l’arrampicata e del suo brutto incidente avvenuto a metà giugno del 2010 nella sua falesia di casa ad Erto.

E’ un libro piccolo Zampe all’Aria, un libro con poco più di 180 pagine, ma ogni pagina ha saputo regalarmi un’emozione ed è per questo che mi è venuta la voglia di segnalarlo a chi come me è un appassionato di arrampicata.

Premetto che non ho nessun rapporto di amicizia con l’autore. In tanti anni di frequentazione delle falesie del bellunese le volte che avrò parlato con Sandro le posso contare sulle dita di una mano. Certo che sarei molto felice di averlo ospite nel mio blog con una bella intervista!

Sono dell’opinione che questo libro al di là delle vicende personali di chi l’ha scritto è qualcosa di importante che fa cultura e che fa bene all’arrampicata e perciò lo voglio consigliare a tutti gli appassionati di questa attività ma anche a chi è solo curioso e volesse saperne di più. La cosa che mi è piaciuta è che  in Zampe all’Aria Sandro Neri non parla solo delle sue performance (indubbiamente di altissimo livello per il periodo in cui sono state fatte) ma anche dei sacrifici, degli errori e dei sogni di una persona che ha ricevuto e dato molto all’arrampicata in tanti anni di  passione per le rocce.

In Zampe all’Aria potrai trovare una parte importante della storia dell’arrampicata sportiva italiana dagli anni 80 fino ai giorni nostri con alcuni curiosi e simpatici aneddoti su alcuni personaggi forti e carismatici, che hanno lasciato un segno con una visione aperta e speranzosa nel futuro.

Sandro Neri

Una vecchia foto: Sandro Neri a sx e Gigi dal Pozzo a dx al passo Duran dopo una scalata nel gruppo della Moiazza.

Scorrendo le pagine che riportano le vicende vissute da Neri e dai suoi compagni di scalate anche chi non si è mai legato ad una corda potrà comprendere chiaramente le differenze che ci sono tra l’arrampicata sportiva e l’alpinismo e capirne i diversi approcci. La penna di Neri ha dato voce a pensieri semplici e chiari senza fronzoli.

Poi c’è tutta la sofferenza, il dolore ma anche la speranza e la determinazione per uscire dai postumi di un banale, alquanto inaspettato e grave incidente in falesia che lo ha costretto a mesi di degenza e riabilitazione lontano dalle sue amate crode. Anche ai migliori può succedere di sbagliare magari proprio facendo una cosa apparentemente innocua e semplice rispetto al bagaglio di esperienza e al livello tecnico acquisito. Grandi alpinisti e veri esperti di arrampicata, sia oggi che in passato, sono rimasti vittima di brutti incidenti facendo cose tutto sommato molto al di sotto della loro portata. Altre volte la ripetitività di certi gesti comporta un pericoloso abbassamento della guardia. Sarà forse una sorta di assuefazione incosciente al pericolo in virtù della quale vengono meno certe attenzioni? Chi lo sa…

Io stesso nel mio piccolo ho commesso la mia più grossa cazzata proprio nel periodo che arrampicavo meglio e di più durante  un pomeriggio di scalata di pura routine.  Ho avuto fortuna, lo ammetto, quella volta ad accorgermi in tempo di non essermi nemmeno legato ( il nodo a otto di congiunzione all’imbrago non era stato ripassato completamente). Mi è capitato a Dardago nella mia falesia di casa su un 6c+ che conosco come le mie tasche. Quando me ne accorsi ero a 15 mt di altezza e la sosta era già molto vicina…Una sbadataggine che poteva costarmi molto cara.

Anche per questo motivo ma non solo che mi sono sentito molto coinvolto leggendo il libro di Sandro. Un libro che ha saputo farmi sudare le mani dall’inizio alla fine. Un inno alla passione e alla vita condito da alcune simpatiche poesie in dialetto bellunese che mi hanno fatto sorridere.